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Salve Terra, qui Koona - 19a parte


di sexitraumer
08.07.2017    |    5.150    |    0 9.3
"Noi due invece siamo due incoscienti superficiali: facciamo un sessantanove; ci lecchiamo forsennatamente come impazzite…!” Intanto Dyria diede istruzioni..."
Mentivo spudoratamente: mica mi bastava l’assalto in fica…! Lo volevo anche nel culo; ma maschietti niente…dissi di nuovo:
“Su ! Lingua dentro e poi qualunque cosa ci si possa ficcareeeehhhhhh, ohhhhhhh, uhmmmm ! Sono eccitata anch’io ! Maledette troie ! Non lasciatemi cosìiiiiiiiiii ! Ahnnnnnnn!”
Mariah mi disse:
“Prendi queste adesso !”
Mi ficcò due dita nell’ano, e aveva preso a lavorarmelo bene devo dire…però protestavo:
“Ho la fica in zuppo ! Nessuno che me la lecca ?! Dai che voglio venire anch’io…”
Quelle troie mi deridevano; la loro capa mi stava riprendendo con una handycam; poi mentre Mariah mi stava aprendo bene l’ano comparve all’improvviso una persona; le presenti lo salutarono:
“Eccola Laurits: se non hai dormito direi che è tutta per te ! Ci ha appena detto che vuole un…bleahhhhh…maschio !”
La voce di questo maschio proveniva dalle mie spalle…
“Dormito ?! Mentre vi guardavo me lo sono intostato, e pochi secondi fa Susanna mi stava facendo venire in bocca…guardate che la pel di carota di cazzo è golosa, sapete…”
Pensai – Hai visto Susanna ! Allora non è solo una dita-culo…solo che non ero riuscita a vederli, e adesso esce fuori questo bel maschietto, Laurits, di solito mutacico, e serio con le ragazze del collegio. Il nome non mi era nuovo; mi dovetti voltare per vederlo: era un uomo; meglio un maschio a metà strada tra un uomo ed un ragazzo; carino sui trenta o forse meno: aveva la divisa azzurra degli inservienti autisti dei pulmini del collegio. Lo avevo già visto, ma lo conoscevo solo di vista. Sapevo che si chiamava Laurits, ma non ricordavo di averci mai fatto conversazione; del resto io risiedevo nel collegio; non avevo bisogno di prendere il pulmino. E poi Laurits chiese a Regina:
“Vedi un po’ se è pronta…ti dispiace darle un’insalivatina…non si sa mai !”
Laurits, il biondino gelido dei pulmini, si era appena abbassati i pantaloni, e si era preso in mano il suo cazzo, mentre la rossa Susanna gli carezzava le palle di tanto in tanto: molto ben dotato; mentre mi pregustavo quel cazzo, non mi ero accorta che Regina si era piazzata con la testa sotto la mia fica, e me la stava leccando, avendo cura di evitare il clito o sarei venuta all’istante…Regina smise, e sentenziò:
“Laurits, questa è pronta…gliela sento bagnata…meglio se entri adesso; ti godi un bel brodino salato per bene; meglio del dado della mensa sai…”
Sentii del sollievo; anche Mariah aveva fatto uscire le sue dita dal mio culetto…Laurits mi prese i fianchi, e mi infilò la fica in un colpo solo…
“Ahnnnn! OHHHHHHHH !”
Iniziò subito a muoversi, mentre la devota Susanna gli doveva – immaginavo – carezzare i coglioni.
“Già una bella fichetta, calda e in bollore…avete lavorato bene, amiche mie… La chiavo che è un paradiso…e poi è così nuova…uhmmm, ohhhh ! Che bella fica che hai…Solveig ti chiami, vero ?!”
“Sì ! Ohhhhhhh, ahnnnnn ! Scopami, scopami…uhhhhhh dimmi Laurits ci, uhhhh, ci…ci metti molto a venire…ahnnn, magari veniamo assiemeeeeeeeeehhhhh, così dai ! Ficca, ficcaaaaahhhh…non uscireeeehhhh, dai maschietto ! Carica ! Carica…ce le hai le palle, no ?! Ahnnn, ahnn, ahnnnnn!”
“Venireeeeeehhh…AHN… assiemeeeeehhhh ? Ohhhh, quasi quasi…oh, ahn..,però ce l’ho bello duro Solveig !?!”
“Sì ! Proprio una bella mazza di carne dura ! Ahnnnn, ahnnn vengo, Laurits, vengo…ahnn ! Sìiiii, ahnnn !”
“Sì Solveig stai sciacquando caldo…come sei figaaaahhhhh, ohhhh, ohhhh, houhhhhh…ohhhh”
Susanna interruppe per dire la sua, dato che pel di carota era bisex poco, e polarizzata etero verso il maschio sesso.
“Fermati dentro, e ben in fondo ! Metticelo tutto…!”
Aumentò la forza con cui mi sbatteva. Io quella mazza ce l’avevo dentro tutta…
“Così Susanna ?”
“Sì, slurrrpppppp, quallllllfffffff…ti lecco le palle Laurits, amore mio, poi tela lascio sbattere, aspetta dai…sluuurrrpppppffff…ahum !”
Dovette leccargliele a tutta lingua poi disse:
“Sbattila tesoro mio ! Sbattitela tutta !”
Laurits riprese a muoversi e a sbattermi le palle dure contro l’inguine mentre Susanna lo baciava di tanto in tanto. Era proprio innamorata persa di quel biondino, il quale tollerando la lingua dell’insoddisfatta Susanna diede istruzioni per me alle altre…
“Prendetele e seni e stringeteglieli…che questa sciacqua ! Dai Dyria !”
Dyria si avvicinò di fianco e mi prese i seni stringendomeli, avendo cura di strizzare tra la presa di dita i miei capezzoli turgidi. Quando Laurits spinse ben in avanti la sua cappella calda, sentìi la presa decisa di Dyria e …finalmente venni ! Mi sentii esplodere dentro, e gli investìi il cazzo dei miei liquami di godimento…
“AHHHHNNNNNNN ! Vengoooooooohhhhh, uhhhhhhh, uhhhhhhh ! Sììììììì…Dai sborraaaaahhhhhh Laurits, sborrraaaaaahhhh, la voglio, la voglioooooohhhhh…”
Ormai avevo goduto, e esigevo qualcosa di maschio che mi sporcasse, soprattutto dentro…Dyria continuava a stringere e rilasciare le mie tette calde, o ad essere calde erano le sue mani, non ricordo adesso; però mentre mi leccava il collo con una certa delicatezza, Laurits uscì dalla mia fica che colò qualcosina irritandomi la coscia; neanche il tempo di capire, che mi aveva allargato le natiche, e trafitto il mio buchino del culo, col suo cazzone ancora dritto e ben duro. Le slinguate di Dyria mi avevano disorientata: entrò nel mio culo con un solo colpo di lancia; non ero sicura di averlo sentito appoggiare la cappella sull’ano…Susanna per non ostacolarlo aveva preso a sditalinarsi la fica forsennatamente…in disparte. Laurits voleva aprirmi tutta dietro.
“Eccotelo dentro Solveig ! Ora lo senti di nuovo…sentiamolo un po’ sto’ culetto ! Sembra vergine…”
Impalata, con il respiro quasi paralizzato, con quella carne dura dissi:
“Di cazzooooohhhhh, ohi …ohi ! … di maschio era vergine…oh ! Ahi ! Ahi ! Che maleeeeeehhh ! Dai, noooo, nooohhhh ! Uh, che male ! Ahnnnn ! Ahnn ! Ahi ! Ahi !”
“Fra poco godi ! Purtroppo non ho le dita gentili di Mariah…però come lo prende bene…ahhh, ahhhn ! Pazienza Solveig…tra poco te lo sborrohhh…te lo sborroooooooohhh, huh… beneeehhhh !”
I suoi colpi continuavano implacabili: il dolore degli affondi era appena mitigato dalla lingua sul collo di Dyria, quando all’improvviso il dolore si era trasformato in piacere…
“No, ahnnn ! Nooooo…hu ! Sì, sì, sìiiiiiiihhhh , mi piaceehhhh ! Continuaaaahhhhhh, mi piaceeeeeehhhh !”
“Sì, dai porca ! Prendi ! Tieni ! Ah ! Ahhhh ! Prendi, prendi !”
“Ahnnn, Uhnnn, Ahnnnnn, Ahnnnn…ancoraaaahhhhh, affondahhhhh ! Sì dai, su !”
Ormai volevo solo sentire quel cazzo dentro, ben addentro, e dentro ancora di più ! Quando ecco all’improvviso che arriva una sparatina tiepida, una specie di onda corta…Laurits, il biondino gelido, poco socievole anche con i suoi colleghi, era appena esploso dentro il mio ospitale culetto di studentessa…si abbassò anche la mia libidine; avrò percepito un paio di sparate, forse tre, poi ci accasciammo tutte e due. Non ricordo molto di quando mi uscì dal culo; le mie aguzzine-amanti mi hanno filmato che dormivo nel post orgasmo; stando alla loro handycam avrò dormito un’ora, e ci credo tranquillamente, con quello che mi avevano fatto passare…


“…però poi diventaste amiche…?”
“Oh certo lo diventammo per forza; anche perché poi dovemmo concordare una versione per la polizia…”
“Perché la polizia ?”
“Ah, non te l’ho detto ?!”
“Cosa ?”
“Laurits, il mio valoroso chiavatore, quando s’è accasciato, dopo lo schizzo nel mio culo, è morto.”
“Cosa ?”
“Morto. Il cuore gli ha ceduto dopo le sparate di sborra dentro il mio culo; anche loro credevano che fosse solo stanco…pensa che Susanna, che era innamorata di lui, si era avvicinata e non vedendolo respirare si chinò, e divenne - immagino - vitrea per l’angoscia. Disse…”


“Non gli sento il cuore ! Cazzo ! Laurits non è morto, vero…?!”
Io ero in dormiveglia, ma queste frasi gliel’avevo sentite.

Mi dissero che Dyria tentò il massaggio cardiaco senza successo; Mariah provò a ventilarlo turandogli il naso, e dandogli aria dalla bocca, ma non era servito; non riuscivano a riavviargli il cuore; devono essere stati minuti di terrore, ed io stremata dal sesso duro dormivo; poi a Dyria venne in mente che il posto era provvisto di defibrillatore; perse diversi secondi a cercarlo lì dentro quello stabilimento balneare chiuso per la notte, piuttosto buio…però poi trovatolo provò ad azionarlo, ma Laurits non riprendeva conoscenza…questo è il poco che so della sua morte: quando mi svegliai sul serio Dyria la capa, Mariah, Regina, e Claudia stavano concordando una versione per gli inquirenti. Dyria prese un po’ di sperma residuo dal suo cazzo succhiandoglielo via, e se lo cacciò nella sua fica; Dyria e Regina erano maggiorenni, ed alla polizia raccontarono di aver fatto sesso a tre con Laurits; noi altre invece bevendo alcoolici ci eravamo toccate parecchio tra di noi, osservandoli mentre facevano sesso…la versione fu presto concordata, e mentre Susanna piangeva, io la stesi per terra, e le dissi:
“Dyria dacci qualcosa di super alcoolico…”
In meno di mezzo minuto Mariah prevenne Dyria, e ci diede della Vodka. Io ne bevvi due sorsi, e per poco non svenni; poi costrinsi a berne tre sorsi anche Susanna, che piangeva; dopo i sorsi arrossì come una polpa di cocomero, ma continuò a piangere…
“Ascoltami Susanna ! Ascoltami ! Tra pochi minuti la polizia sarà qui insieme all’ambulanza…”
Non mi voleva ascoltare, per cui la schiaffeggiai tre volte fino a farla piangere dal dolore…Dyria, forse ammirata dal mio risveglio d’imperiosità mi lasciava fare…
“Cazzo…a…ascoltami ti dico ! Ora noi due facciamo un sessantanove, mentre Regina prende lo sperma rimasto dal cazzo di Laurits ! Loro due sono maggiorenni Susanna. Noi due invece siamo due incoscienti superficiali: facciamo un sessantanove; ci lecchiamo forsennatamente come impazzite…!”
Intanto Dyria diede istruzioni anche a Regina…
“Regina ! Ti piaccia o no hai tre minuti per succhiargli un po’ di sperma dal cazzo, e spalmartelo un po’ in fica e un po’ in faccia…sbrigati ! Ce n’è ancora…se no vuoi che lo succhio io ? Dimmi su !”
“Io…non…”
“Dai Regina, abbassati e succhia quello che puoi ! Non lo devi ingoiare ! Te lo devi spalmare vicino le labbra e sul pelo…che si veda che stava venendo…”
“Sì, ma…”
“Ma cosa ?”
“Insomma ! Stava nel culo di Solveig, ha la cappella marrone, non vedi ?”


…Io sempre più catturata dal racconto di Solveig Lund chiesi ormai ammorbata ed arrapata:
“Non dirmi che Regina ha preso in bocca la cappella sporca del tuo culo, del tuo retto…non ti eri sgomberata prima di…”
“No, Koona ! Mi avevano letteralmente rapita per divertirsi un po’ con me, e poi farmi scopare da Laurits…e poi anche se avessi saputo perché avrei dovuto sgomberarmi prima ? Ora non me lo ricordo bene se quella mattina l’avevo fatta la cacca…”
“Che schifo !”
Solveig preoccupata per il possibile vomito in zero-g mi chiese:
“Non starai per vomitare, vero ?! La porta della toilet è aperta, ci arrivi in una spinta ! Vuoi andarci ?”
“No. Ti assicuro di no…sto bene. Solo che…”
“Va bene allora, se vuoi ascoltarmi ti dico come andò a finire…”

La mia amica Solveig riprese da dove l’avevo interrotta…avevo la mia fica già gonfia per il mio interesse emotivo al suo racconto…

…Dyria si abbassò su quel cazzo e depositò la sua saliva sulla cappella, poi la pulì con le mani, ed un po’ di sperma cominciò a depositarsi sulle sue dita. Dyria trasferì quella striscetta bianca dentro la sua fica, e qualche goccia la lasciò sulla sua curata vulva esterna affinché si vedesse che ne era ancora sporca…poi disse a Regina:
“Adesso è pulita…che vuoi che me la prendo io ?! Deciditi arriveranno qui a momenti tra qualche minuto ! Guarda che hanno gli aeroflyer a rotori ! Atterrano all’improvviso in un fazzoletto !”
L’amica Regina sentita quella precisazione, in seguito all’immagine mentale della polizia che faceva irruzione si chinò all’istante, e succhiò dal cazzo dell’esanime Laurits qualcosa di bianco; ricordo che ne ottenne un bel po’ tra succhi di cappella e pressione con le sue dita che dovevano essere esperte; probabilmente l’aveva fatto altre volte…ma se la capa Dyria non l’avesse ripulita quella cappella Regina non avrebbe succhiato niente…

…Intervenni io di nuovo, da ingenua:
“Prendere lo sperma da un morto ! Non ci posso credere…! Chissà che effetto fa…ma non te l’aveva sparato tutto nel culo, hai detto ?”
“Io ho detto che mi aveva fatto due o tre spari nel mio culo, ma ne aveva ancora…si era risparmiato per scopare me; mi aveva letteralmente comprata da quelle lesbiche bisex…!”
“E che colore era ?”
“Non so Koona ! Vidi la bocca di Regina inginocchiata sul suo cazzo, gonfiarsi e contrarsi per il succhio deciso, che si era aperta per spalmarselo intorno alle labbra ! I riflessi biancastri li aveva mantenuti, ma quello sperma ormai era tiepido, e quelli fertili non sopravvivevano che pochissimi minuti…ampiamente trascorsi però !”
“Ma il suo cazzo era rimasto duro ?!”
“Ovvio che no ! Dal momento in cui mi venne tolto dal culo…però pieno lo era ancora…”
“Non ci posso credere ! Insomma, ne aveva preso un bel po’ avevi detto…”
“Sì e…

…se lo spalmò tra le labbra, e sullo spacco della vulva, affinché si vedesse che ci era venuto…un riflesso fece battere le palpebre a Laurits, ma Dyria tolse subito le false speranze:
“Era solo un riflesso oculare ! Ne avrà altri, ma è morto, credo !...che fai Mariah ?!”
Volsi lo sguardo verso Mariah che stava armeggiando con la handycam; ne tolse il cubino di cristallo olografico, e lo spaccò con la bottiglia da cui avevamo bevuto io e Susanna…che si stava distraendo di nuovo: altri due schiaffi. Mi ero vendicata abbastanza delle dita nel culo di Susanna, ed ora sentivo un bisogno matto, interiore, di essere loro complice…
“Io, io…non…”
“Sciaff ! Sciaff !”
Gliene diedi altri due, poi la stesi per terra, e prima di prendere posizione dissi:
“Lecca e bagnami il sesso con le lacrime se vuoi…io farò lo stesso con la lingua; cerca di godere ! Se la mia fica ha un sapore pesante, struscia il naso, ma è meglio se la lecchi…giù !”
Mi stesi su di lei stando io di sopra. In trenta secondi Susanna fece mente locale, e prese a leccarmi la vulva; io feci lo stesso con la sua, senza mai alzare lo sguardo; Mariah gettò un po’ di quella vodka sulle cosce di Susanna per rendermi più piacevole leccarle le cosce all’interno…ci vollero sei o sette minuti. La polizia e l’ambulanza arrivarono con un electroflyer; erano notoriamente più silenziosi degli aeroflyer a idrocarburi delle forze armate. Da dentro quell’ampio e buio salone di legno stagionato venimmo improvvisamente spaventate dalle luci lampeggianti dei mezzi: aeroambulanza e scorta di polizia…riflessi stroboscopici blu e rossi che penetravano attraverso le feritoie delle pareti lignee. Quando entrarono trovarono Dyria e Regina che cercavano di rianimare Laurits, subito preso in consegna, dai sanitari che allontanarono le due donne. Uno dei paramedici commentò:
“Uhmmm…è Laurits Andersen, il figlio del padrone di qui ! Non è la prima volta che arriviamo…si faceva, lo conosco !”
Un medico, un uomo anziano, passò uno scanner a forma di libro sopra il corpo di Laurits. Poi disse freddamente:
“Funzioni vitali zero. Dubito che lo possiamo rianimare; da quanto tempo sta così ?!”
“Dieci minuti ! Forse quindici…abbiamo provato anche a ventilarlo con la bocca…non l’abbiamo capito subito che era un infarto…aveva appena avuto il secondo orgasmo ! Per cinque minuti buoni avevamo creduto che dormisse sfinito…”
Il dottore fece altri due o tre minuti di tentativi di rianimazione col nostro defibrillatore, ma Laurits ormai era proprio morto.
Il paramedico rivoltosi pieno di navigata sufficienza alle due ancora nude disse:
“Infarto mentre scopava…eh ?!”
Regina annuì, poi aggiunse:
“Mentre era dentro di me, la mia amica gli offriva la fica all’assaggio, e siamo andati al trotto di brutto…tremava tutto…poi però l’ho tolto dalla mia fica, e mi sono offerta di farlo sborrare in bocca; mi dispiaceva, ma avevo fame ! A me lo schizzo piace, ne vado matta…gliel’ho succhiato fino a farlo urlare…mi è venuto in bocca, poi si è accasciato per riposare, e io sono andata in bagno…la mia amica ci aveva già chiavato, ma è rimasta senza il leccafiga !”
“…a sputare lo sperma ?”
Ri-chiese l’infermiere con aria di sufficienza…
“….no…no…a lavarmi la patacca; volevo farmela leccare bene mentre si fotteva la mia amica Dyria ! Al secondo giretto…dopo una sgargarozzata di vodka…doveva chiavare con Dyria e lei leccarla a me…”
“Insomma una cosa a tre…”
“…quando siamo tornate dal bagno lo abbiamo visto così…sulle prime non abbiamo capito…poi vi abbiamo chiamato col pulsante del locale…venivamo sempre qui a scopare, ci ospitava lui…”
“Assumeva farmaci ? Droghe ?!”
Dyria s’intromise decisa:
“I farmaci per l’erezione quelli sì; ma non era un tossico; invece io, un po’ tossica lo sono: consumo CPX, ma non mi fa più effetto…”
Il corpo di Laurits venne coperto e portato via…
E guardando verso di noi…
“E quelle due ?”
“Facevano fra di loro, guardandoci per eccitarsi…sono lesbiche !”
Noi due, all’arrivo degli agenti eravamo state separate da una poliziotta, e portate in un angolo affinché non fossimo d’impaccio durante il tentativo di rianimazione. Mi finsi insofferente, e superficiale. Sputavo sulla divisa, sbavando, e cercavo di guardare nel vuoto…La poliziotta, una specie di madre di famiglia in divisa, ci guardò con compatimento, e disprezzo. Ma comandò ferma fin da subito; io sporca della fica di Susanna sputai un pelo sulle scarpe della poliziotta…lei ignorò i miei modi. Era una donna intelligente, e non abboccava mai alle mie provocazioni…
“Come ti chiami ?”
“…”
“Senti quello che ti dico ?! O sei drogata ?! Allora chi sei ?”
“Mi chiamo …mi chiamo…ma…boh…ma che cazzo vuoi stronza !?!…gruuuuughhrrrghhh !”
Feci un rutto, e del mio meglio per uno sguardo ebetoide…
“Ti ho chiesto che nome hai, piccola stupida !”
“Solveig ! Burrrppppppp ! Pfutch !”
E sputai di nuovo a terra davanti alla poliziotta, che non fece una piega.
“Sveglia ! Solveig come ? Ce l’hai un cognome ?!”
“Non mi va di dirtelo….arggghhhhhhh ! Gloommmf…hurgghhhhhh…chi è il coglione ?!”
Anche stavolta le feci un rutto; volevo che Susanna che forse dormiva veramente, capisse che bisognava creare più confusione possibile…
“Davvero ?!...Allora ! Ti rendi conto di dove ti trovi ?”
Da faccia tosta continuai con la mia parte…
“Sulla Nina !”
“Nina ?”
“Sulla Nina ! Qui balla tutto…dite a messer Colombo che la signorina Lund vuole sbarcare a Palos…urgghhhh, glommmm , ahn ! E che di Cipango non gliene frega un cazzo ! Solveig vuole restare…Solveig…piace il palo…no…la patacca di Susanna…”
“Ti chiami Lund allora…Solveig Lund ! Giusto ?!”
“Boh !”
“E la tua amica, che fa dorme ?!”
La poliziotta la percosse con le sole mani per svegliarla, dato che s’era addormentata quando io avevo appena cacciato l’ultimo rutto. Forse stava entrando in coma etilico. Beffardamente dissi sputando e barcollando di proposito…
“Buuuurgghghh…pfutch ! Si è sgargarozzate tre prese di Vodka, quella puttanella rossa…aveva la fica piena di vodka…sluuuupppp ! Però un po’ anche piscio, mica lo tratteneva…vluuummmch !”
Mossi la lingua e feci rumore con la bocca…
Intervenne un collega della poliziotta:
“Che vuol dire tre prese bagascetta ?”
Gli mimai il modo di bere in bottiglia, guardandolo con disprezzo, e poi gli mostrai pure il medio.
Venne un altro collega, un uomo con un reader magnetico. Lo piazzò sul mio braccio destro, dove c’era il mio microchip sottopelle, e gli restituì tutte le informazioni riguardanti la sottoscritta. Quando Susanna rinvenne per le scosse facciali a mano della poliziotta, dovette anche lei rispondere alle domande, e recitare la parte delle indolenti menefreghiste; per ricordare a Susanna la versione da reggere dissi:
“Aspettate, non portatela via ! Voglio baciarle la fica ancora una volta ! Ce la lecchiamo la patacca… dall’arrivo al collegio…”
Il poliziotto che sembrava più anziano disse spazientito:
“Chiama un’altra unità con un paio di assistenti sociali ! Di quelli bravi ! Dagmar, separale ! Porta via la rossa fuori, e rivestila con una giacca delle nostre; lontano da questa stupida drogata, e ubriaca ! Si è anche tagliata la divisa del collegio ! Che schifo ! Uno muore, e quelle due guardone trombano alcoolizzate ! Chiama l’ospedale, che due dormiranno in osservazione…e per smaltire la vodka...che puzza ! Urina e vodka, e mi sa che qualcuna di quelle neanche si lava troppo…guarda con che slip facevano sesso: gialle di due giorni ! Dico ! Siete orfane che non sapete lavarvi un paio di mutande ?!”
Io risposi da faccia tosta:
“Sono gialle perché erano così quando le ho rubate a tua madre, non lo sapevi ?!”
Ero pronta a beccarmelo un ceffone, ma la poliziotta che mi aveva interrogato fermò il collega irritato, prima che volasse qualche ceffone, magari più di uno…
“Basta così Erik ! Sta già arrivando l’altra unità…”
Ci affidarono ad un ospedale in osservazione: esami del sangue, e delle urine, e prelievo dei capelli. Naturalmente mi trovarono le tracce metabolizzate del CPX…; poi chiamarono i nostri genitori. Dichiarammo da sobrie, ognuna per conto nostro, di essere amanti lesbo e per la mia famiglia fu un bel botto; data la nostra età così “salvammo” la reputazione a Laurits, a cui il cuore si era fermato mentre faceva un festino con due donne maggiorenni come lui…noi due invece dopo il fermo, separate di decine di kilometri, braccialetto posizionale GPS, venimmo subito affidate ai servizi sociali. Puoi immaginarti: ramanzine, prediche, obbligo di seguimento corsi di riabilitazione, e colloqui settimanali con lo psicologo…però Koona ! Sapessi ! Se l’erano bevuta ! Susanna mi aveva lavato la fica così bene con la sua saliva alcoolica, che non pensarono neppure di farmi il tampone rettale per vedere se ci fosse lo sperma di Laurits…anche perché di Laurits sapevano del suo passato. Laurits prendeva, e contrabbandava ad amici suoi intimi, anche eccitanti sessuali che però assumeva per lo più su sé stesso, senza troppo auto controllo, o almeno un po’ di giudizio. Suo padre dopo il funerale disse a Dyria che il medico autoptico gli aveva trovato il cuore di un ottantenne; dopo quella disavventura il padre di Laurits chiuse lo stabilimento balneare dove mi avevano portata per scoparmi, e sverginarmi; insistette con le autorità per pagare una demolizione per incendio, visto che era tutto di legno…ci vollero quattro ore perché fosse ridotto in cenere con neppure un pezzo di legno riutilizzabile…il padre per questo rito dovette pagare anche la pulizia dell’arenile…che povero pazzo romantico ! Laurits aveva pagato una certa somma a quelle ragazze per i miei pertugi…forse che fosse morto era anche meglio…la polizia come da prassi si recò nel suo alloggio, lo perquisirono; in un paio di minuti trovarono le sostanze sesso-dopanti; mentre il padre elaborava il lutto il giornale quotidiano del paese vicino insinuò in tre o quattro articoli che pagasse delle ragazze per fare orgette fuori orario con delle ragazze devianti. Laurits pagava il vecchio guardiano notturno affinché evitasse di fare il giro vicino agli alloggi vuoti…il guardiano suo amico diede le dimissioni…non rividi più quelle persone. Il collegio mi espulse per indegnità. Andai a trovare il padre di Laurits anni dopo, per scusarmi di come avevo fatto finta di fregarmene della sua morte. Quell’uomo mi disse che Dyria la verità gliel’aveva detta…mi compatì, e mi diede l’indirizzo di una chiesa; poi abbandonai per sempre la Danimarca, e me ne tornai nella mia Svezia a frequentare una scuola comune…
Io, ormai bagnata alla fine di questo suo racconto, chiesi incuriosita:
“E Mariah che fine ha fatto ?”
“Ottima osservazione. Si vede che ti è interessato il mio racconto…sono proprio contenta…comunque si era rivestita alla svelta dopo aver distrutto l’olografico dell’handycam e se n’era scappata a piedi: era la figlia di un poliziotto in fondo; poi capii che ingenua ero stata ad essere contenta che non l’avessero trovata: aveva recuperato anche il portafogli elettronico di Laurits, e con l’aiuto di un hacker si era versate sul suo conto la somma che Laurits avrebbe dovuto versare sul loro per avergli procurato me…7000 crediti !
Allora chiesi:
“Erano tanti ?”
“Mah, sai, lo stipendio di poliziotto del padre di Mariah era, se non ricordo male, di 3000…uno electro scooter a propulsione magnetica, due posti, ne costava 12000…”
“Ma chi te l’ha fatto fare, nel giro di un’ora o meno, di passare da loro vittima a loro amica ?”
“Non lo so neppure adesso; ma a te Koona chi te l’ha fatto fare a provocare un valente astronauta e pilota che è diventato in poche ore un criminale…Koona, la devianza ce l’abbiamo dentro !”
“Ma è vero allora, che la chiamano sindrome di Stoccolma ?”
“Sì. Hai detto giusto: sindrome di Stoccolma !”
All’improvviso un avviso nell’altoparlante a parete interruppe la nostra conversazione:
“Qui ponte di comando. La riparazione è stata ultimata; entro 5 minuti dalla fine di questo annuncio verrà ripristinata la gravità rotazionale; ogni membro in zona peso raggiunga una posizione statica fino a quando la gravità non tornerà normale. Vi ricordiamo che dovrete raggiungere la posizione prona, o sul pavimento o sul vostro letto in cui allaccerete le cinture…”
Peccato la fluttuazione, piuttosto divertente era ormai alla fine; Solveig si diede una minispinta, e raggiunse il letto per stendervisi sopra; io in teoria sarei dovuta tornare nella stanza che dividevo con la Terry, ma – ribelle ad ogni autorità – rimasi nella stanza di Solveig, che mi chiese a sua volta, mentre fluttuava a pochi centimetri dal lettino:
“Che fai, vuoi tornare nella tua stanza ? Ci vogliono meno di due minuti se ti accompagno io…vuoi andarci ?”
“No, grazie. Se no non riusciresti a tornare in tempo tu. E poi un paio di minuti li ho passati a fluttuare a mezz’aria come un Pudda…”
“Si dice Buddha, con la B e la H dopo le D, non Pudda…comunque vieni qui e stenditi accanto a me, o sopra di me come preferisci…”
La cinghia di sicurezza fluttuava ancora a mezz’aria verticale come un serpente eretto; mi diedi un piccolo abbrivio tramite una manata al plafond e precipitai di spalle verso Solveig; non ero pratica e le cascai sul corpo, col mio culo sopra la sua pancia e la mia testa contro il suo naso…un bel tamponamento: pugno nello stomaco e craniata al suo naso…
“Ahi ! …Cazzo Koona ! Devi dartelo piano l’impulso; cazzo come fa male ! Porca puttana ! Mi hai rotto il naso ! Ahi…merda !”
Mi voltai, e vidi una smorfia di dolore sul suo volto, e delle palline-gocce rosse fluttuare dappertutto; alcune andarono ad infrangersi sul plafond; altre alla parete a pannelli della stanza; non c’era che dire ! Un bel disordine, e sporco di sangue dappertutto. Ero mortificata, e non sapevo cosa dire…
“Bing ! Bing ! Bing !”
“Che succede ? Hai chiamato I soccorsi per il sangue dal naso ? Mi farai mettere alle catene ?!”
Solveig cercava di premere su una delle narici per ridurre l’emorragia; ciò le deformò la voce:
“Bacché ! Eda l’uldimo avverdimendo…dra un minudo duddo il gilindro ruoderà di nuovo…avverra la ginghia e basami la vibbia…svelda !”
Afferrai delicatamente la cinghia, e tirai verso di noi la fibbia. Solveig la prese, la passò intorno a noi due, e mi legò sopra di sé. Come tre ore prima mi stava facendo da materasso…udimmo un rumore, ma era quello dell’aggancio cinghia più la sicura…
“Click ! Platt !”
… a mente contai trenta secondi rimasti. Ero poggiata sul corpo procace di Solveig, che sentivo caldo, morbido e pulsante; in realtà con il mio di corpo le stavo procurando sensazioni di caldo e di disturbo alla sua normale respirazione; sentire i suoi seni caldi sopra il mio collo mi stava restituendo sensazioni piacevoli…le pareti iniziarono a tremare, e dei rumori meccanici, dapprima bassi, poi via via più acuti, annunciavano la ripresa della rotazione che ci avrebbe schiacciate contro il letto con me contro di lei, in un sandwich dove la mia amica Solveig era la carne ed io ed il letto le due metà del panino…la rotazione iniziò piano, ma sufficiente a sbattermi di lato verso la parete; tuttavia la cinghia che ci tratteneva ci impedì di schizzare via chissà verso dove; un minuto di disagio: credevo che non sarei riuscita a respirare, ed invece continuavo a farlo; un minuto dopo l’altro in cui tremavamo entrambe, ma il braccio destro libero di Solveig e le sue gambe chiuse a ics sopra le mie caviglie erano valide trattenitrici; osservai senza voltarmi per non indurle dolore al naso sinistrato:
“Ma non ci volevano due cinghie per trattenerci; mi sto sforzando per impedire alle mie gambe di andarsene per i fatti loro…”
“Gi sono; ma abbiamo dimendicado l’aldra soddo il maderasso…gomungue il beggio è basado, e le due gambe le ho denude io…”
Ormai si sentivano solo i normali rumori elettrici della rotazione; sul display a parete comparve 9.81 s2: voleva dire la normale accelerazione di gravità terrestre di nove punto ottantuno metri al secondo ogni secondo, cioè al secondo quadrato. Solveig staccò la fibbia, che stavolta cadde verso il pavimento: buon segno… io cominciavo a pesare sopra Solveig che adesso cominciava ad averne abbastanza…
“Alsadi dai !”
Mi alzai e vidi che sentivo di nuovo la forza peso. Le cosce di Solveig mi sollevarono un po’, e potei mettere i piedi per terra. Di nuovo eretta sentii una pioggerellina sul viso: era rossa. Un paio di gocce di sangue del naso di Solveig che erano cadute dal plafond…poi ecco all’improvviso una nuova sensazione: ero a disagio; era tornata la forza peso, e mi ero fatta la pipì addosso…Solveig seduta sul letto con entrambe le mani sotto le cosce mi guardava con compatimento:
“Dai ! Non prendertela, capita ! Hai avuto tre o quattro cambiamenti gravitazionali in una settimana…ci metterai del tempo a riprogrammarti i ritmi biologici…”
“Solveig per il naso, mi dispiace, io…”
“…non sanguina più ! Senti andiamo nel tuo alloggio. Scommetto un mese di pulizie gratis che la Terry sta tornando adesso; se vede tutto questo chissà cosa va a pensare…è la tipa che la ordina un’inchiesta !”
Solveig mi accompagnò nel mio alloggio, quello della Terry, poi mi salutò:
“Koona, io vado a farmi medicare in infermeria; non parlare troppo con la Terry, va bene ?!”
“Va bene, promesso…”
E Solveig se ne andò. Io beneficiando nuovamente della forza di gravità al pari di tutti gli astronauti dislocati nella zona cilindro rifeci i passi per tornare nella mia stanza; scoprii però di non poter entrare: avevo dimenticato nientemeno che il codice, e Solveig, che facendo le pulizie lo conosceva, ormai doveva aver raggiunto l’infermeria. Decisi di scendere nella zona di ricreazione a vedere come stesse il mio pelosone: fortunatamente lo avevano già liberato, e stava osservando come amava fare, le partite di ping pong, ben felice di riportare la palla lanciata troppo lontano; c’era un bel po’ di disordine anche in zona ricreazione; qualche pannello doveva essersi rotto durante la ripresa della rotazione quando un oggetto dapprima in sospensione, doveva esservi ricaduto al ripristino della gravità rotazionale. Uno dei presenti si accasciò all’improvviso facendo in tempo ad appoggiarsi al tavolino da ping pong mentre sudava freddo: ebbe tre conati di vomito; il mio cane arretrò di un paio di metri, poi fece per avvicinarsi al vomito emesso da quel poveretto; decisi che era tempo che intervenissi:
“Rasputin ! No ! Vieni qua, dai !”
Il cane mi obbedì venendomi incontro; lo presi in braccio, ma rimase a guardare quell’uomo. L’uomo venne soccorso immediatamente: era uno di quelli che aveva fatto la EVA per la manutenzione esterna; era rimasto tre ore in zero-g. Il vomito era uno dei sintomi che potevano verificarsi, solo che nel suo caso si sono verificati posticipati al ritorno della forza peso. Il mio cane mi annusò più volte chiedendomi di scendere; lo deposi sul pavimento e andò subito verso quel vomito che altri stavano cercando di ripulire, poi tornò da me, e chiese che lo seguissi. Mi portò nella zona dove poteva fare i suoi bisognini. Solo che all’improvviso anch’io vomitai non appena fummo presso la grata; vomitai la colazione che avevo fatto prima della manutenzione; solo allora Rasputin si calmò. Sulle prime non compresi, poi mentre azionavo il vapore con la lancia che mi avevano fornito ebbi l’illuminazione: il mio cane conosceva i momenti precedenti il malessere della nausea; probabilmente, come mi venne detto dopo dal dottor Vallefuentes in base ai feromoni che il nostro corpo emette durante il malessere, il cane era in grado di identificare con ragionevole anticipo i sintomi. Non era niente di eccezionale secondo il dottore, poiché mi confermò, sulla Terra alcuni cani sanno prevedere gli attacchi di epilessia, del diabete, ed in certi casi persino del cancro…dopo aver ripulito, mentre giocavo un po’ con il cane venni raggiunta da Paula Terry, che infatti mi stava cercando…era preoccupata: voleva sapere cosa avevo fatto con Solveig Lund. Naturalmente non le parlai del sesso, e mi limitai a parlarle a grandi linee della nostra conversazione, e dell’incidente al naso della Lund. La Terry mi fulminò:
“…dico ! Non ti avrà mica raccontato la storia dello stabilimento balneare in Danimarca, delle quattro-cinque femmine che l’avrebbero rapita, e del povero Laurits, vero ?”
“…”
Non risposi niente: ero in imbarazzo…
“Il tuo silenzio vale mille parole ! Qualcosa mi dice che invece ti ha raccontato proprio quella storia lì, e di come divenne complice e amica di quattro lesbiche !...”
“…da quello che ha detto, compresa la ladra, erano cinque…”
“Allora te l’ha proprio raccontata ! Se no non potevi conoscere questo particolare !”
Stupidamente mi ero tradita ! Il racconto però mi era piaciuto, lo ammetto. A quel punto rimasi muta…non sapevo cosa dire…la Terry con aria di sufficienza e disprezzo raccontò:
“Non è vero niente ! Quella è la trama di un olo-thriller sexy ! Solveig Lund è una consumatrice di CPX…e per quel che ne so io è al suo ultimo imbarco ! Dovresti stare alla larga da lei ! Nel caso tu non lo sappia è bene che ti avverta ! Sua madre la buttò fuori di casa, dato che aveva una tresca con il patrigno in età adolescenziale ! Era stata lei a provocarlo…! E per quel che ne so anche tu sei stata, nel tuo piccolo, una deviante; ma non è colpa tua: hai perso i genitori !”
“…”
Ero muta e perplessa, e quanto mai decisa a non rivelare il poco sesso che avevo fatto con lei…
“Bzzzz, bzzzzz, bzzzzz !”
La Terry sfiorò la sua polsiera sinistra dove teneva l’intercom, e si passò la chiamata nell’auricolare che teneva all’orecchio durante il servizio…
“Sì…?! Qui Terry dite dottore !”
Qualcosa mi capitò di sentire; del resto la Terry non si era mica allontanata dalla sottoscritta…
“…oona…rra…inviato il…acet…arla …er …chip…tto…pelle..”
“Sta bene, sì, ma non ve la porto subito dottore. Sì è qui con me…non so cosa ha combinato; devo farle fare una doccia, e veniamo; ok chiudo, che devo trovarle dei ricambi !”
La Terry si rivolse a me direttamente:
“Perché sei sporca ? Cosa hai fatto ?”
“Ho vomitato dato che avevo fatto una colazione abbondante prima del zero-g; è stato il mio cane ad accorgersi che stavo male, poi me la sono pure fatta un po’ sotto…”
In realtà la pipì sotto aveva in un certo senso cancellato la bagnata per il sexy racconto di Solveig…
“Non hai fatto sesso con la Lund, vero ?! Quella donna è un’appassionata di venuta femminile, di schizzo femminile, mi capisci ?!”
“Comunque hai sangue nei capelli. Per caso hai litigato con Solveig ?”
“No; le sono cascata con la testa sul naso quando c’era ancora lo zero-g !”
“Come ufficiale in terza compilo io la lista degli imbarcabili per conto del capitano: Solveig non avrei dovuto prenderla. Le ho solo dato una mano per via dei suoi debiti, e perché per un certo tempo siamo state intime…no ! Meglio che ti tolgo dal corridoio dove lavora lei ! Entro domani o dopo domani ti trovo un altro alloggio…dovresti stare più attenta ! Solveig si prostituisce, e tu per lei potresti essere una concorrente !”
“Ma come facevi a sapere che mi aveva raccontato proprio quella storia ? Cos’ha la mia faccia che te l’ha fatto capire ? Dai !”
La Terry con aria di superiorità disse:
“Guardati la polsiera. Hai lasciato l’interfono su open inserito dopo la conversazione che hai avuto assieme a me, non ricordi ?!”
Guardai la mia polsiera e ripassai mentalmente i gesti che avevo fatto; ora capivo come faceva a sapere del racconto…
“Poi però, parecchio dopo, devi averlo sfiorato inconsapevolmente e si è spento quando ti ha parlato di Laurits; ma tanto conosco a memoria quel racconto !”
Nel frattempo la Terry era entrata e aveva aperto l’alloggio; volevo andare a fare la doccia, ma la Terry disse dopo che la porta s’era chiusa dietro di noi:
“Devo liberarmi un attimo Koona ! Ora entro io, tu intanto levati questi abiti sporchi; quando esco me li dai così li porto in zona lavaggio; intanto dovrò pure rimediartene altri che dobbiamo andare in infermeria. Il dottor Vallefuentes vuole visitarti…”
Paula Terry si chiuse nel bagno cubicolo e si liberò di tutto ciò che doveva; io intanto mi ero spogliata nuda. Non avevo niente di pulito; mi ero tolta proprio tutto. Mi sedetti ad aspettare che la Terry finisse; una decina di minuti dopo era uscita, e senza degnarmi di uno sguardo aveva raccolto gli abiti. Quando stava per uscire le chiesi con una certa sfacciataggine:
“Ho visto un dildo, di quelli doppi qui nel tuo alloggio…”
“E allora ?”
“Posso usarlo sotto la doccia ?!”
Ora mi fa una ramanzina, pensavo. E invece, voltandomi le spalle disse fredda com’era nel suo stile:
“Se proprio non puoi farne a meno…capisco che ti manca quello sciagurato di Mario…beh se io sto in stanza ti proibisco di usarlo ! Mancherò una ventina di minuti…chiudo da fuori ! Non voglio che la Lund possa insidiarti mentre sei da sola…”
Ed uscì.
Sentii scattare la serratura; o meglio il blocco.
Insomma, il dildo se ero da sola potevo usarlo; e per parte sua sarebbe mancata venti minuti per darmi il tempo di lavarmi, e di farmi un orgasmino con qualcosa dentro; certo non una sviolinata clitoridea e basta…mi diressi nuda nel cubicolo bagno; in mano impugnavo il dildo che avevo trovato in uno dei cassetti aprendoli a caso dopo che mi ero spogliata prima; in realtà dovevo aver aperto i cassetti della Terry. Lo accesi e attesi che si riscaldasse un po’ poggiandolo sul portaoggetti della doccia; aprii quindi l’acqua e provvidi ad insaponarmi la fica e le cosce, dov’ero più sporca; mi lavai il sesso toccandomi a tutta mano, strofinandola, per poi toccarmi di nuovo; il dildo ci metteva un po’ a scaldare, per cui passai le mie mani su entrambi i seni per distribuire bene la schiuma; mi tirai anche un po’ i capezzoli: che avrei dato per un maschio che me li succhiasse affamato del mio latte ! Distribuii il doccia schiuma anche nei capelli per lavare il sangue del naso di Solveig che mi era caduto dal soffitto; continuai ad insaponarmi tutta e dopo un minuto di carezze sfiorate lì in alto, in prossimità del clito che abbi cura di bagnare con acqua a piccoli getti per darmi un inizio di godimento, afferrai il dildo: era bello caldo…e duro ! Ricordando la posizione del selettore programmai la posizione mediana, e allargate le gambe con le ginocchia che stavano aderendo alle pareti del cubo doccia mi introdussi dentro quel caldo cazzo artificiale; dovevo reggerlo con la destra altrimenti sarebbe cascato sul pavimento di scolo. Decisi di penetrarmi senza troppa gentilezza. Chiusi gli occhi dopo aver fatto entrare la cappella poco oltre lo spacco di carne e diedi un bel colpetto…
“AHN ! Ohhhhhhhh ! Ahn ! Ahn ! Ahn !...”
Facevo avanti ed indietro, o meglio sopra e sotto con il dildo sorretto dalla mano destra; con la sinistra facevo arrivare ondatine di acqua tiepida a intermittenza sul mio clitoride, il che mi stava aumentando libidine e piacere a dismisura…non era male ! Proprio no…
“Ahnnnn ! Ahnnnn ! Ahnnnnn ! Ahnnnn ! Sì ! Ohhhhh, Sì ! Ohhhh ! Uhmmmmm ! Sì !”
Continuai un paio di minuti finché non beneficiai di un piccolo orgasmino clitorideo, ottenuto il quale lasciai cadere la manopolina mobile, e utilizzai la sinistra per stringermi prima un seno e poi l’altro, più e più volte, con strette sempre più forti…altro piacere e altra voglia di libidine; provai a piegare il viso verso il basso e afferratami bene la tetta sinistra iniziai a succhiarmi il capezzolo da sola…anche questo non era male affatto…mi venne un’idea: chiusi l’acqua e aprii il portello; decisi di sedermi in terra allargando le cosce in maniera più comoda; dovetti fare uno sforzo, ma il dildo mi era rimasto dentro. Adottai una posa da puttana consumata: un piede poggiato sul plexiglass del cubo-doccia e l’altro libero fuori, tanto di sollevarsi, quando di restare al suolo: adesso avevo almeno lo spazio per stendere una gamba per intero, con il ginocchio che fuoriusciva verso l’esterno…
Toccai il selettore per il programma veloce introducendomi nel mio buchino anale il secondo dildo integrato…
“Huh ! Sì…uhmmmm, bene così…ohhhh !”
Ora i buchini ben tappati erano due. Iniziava il programma che avevo scelto. Il dildo, con i due falli ben addentro il mio corpo, cominciava a muoversi autonomamente; finalmente con le mani libere presi a carezzarmi sfiorandomi dappertutto, stringendomi più volte ambo i seni, e avendo cura di usare le mie dita a forbice sui capezzoli ormai turgidi, per la mia eccitazione. Mentre il dildo faceva avanti ed indietro data la posizione orizzontale più favorevole, io mi procuravo piacere con le mani. Di tanto in tanto i minielettrodi piazzati tra i due dildi trasmettevano piccole correntine elettriche innocue al mio inguine. Dentro la fica avevo un bel palo vibrante; peccato che il rumorino elettrico non fosse poi così eccitante; era abbastanza silenzioso, ma più o meno bisognava farci l’abitudine…
“Bvuuuurrrrrr, bvvvvaaaaarrrrr, bvuuuuuuurrrrrr, rrrrr, vrrrrr…bvarrrrr”
Io non potevo fare altro che godere di quel paletto magico…
“Ahnnn, ahnnn ! Ahnnn ! Ahnnn ! OOOhhhhh !...Huhhh, Huuuuhhhh”
Era piacevole anche il secondo più piccolo, ben piazzato dentro il mio culetto con le natiche appiattite dal pavimentino della doccia…quello rumore non ne faceva fato che si muoveva solo per una sorta di sbilanciamento vincolato con quello principale; però non era affatto male sentirsi stimolate le pareti del retto…
“Huhhhh, hmmmm, sto venendooooo…uhhhhh, uhmmmm, ahhhhhnnnn !”
“Ohhhhh, ahnnnn, uhhhhuuuu, sìiiiiiiiii ! Ancora, ancorahhhhhhh…sìììììììì !”
Quando il sensore della pressione e della temperatura del mio corpo di cui quel costoso dildo era dotato percepivano determinati valori che facevano supporre un orgasmo, il dildo prendeva a muoversi più intensamente di qualche centimentro in più. Alternava dei tentativi di penetrazione più a fondo grazie ai giroscopi interni, con le mini-scossette elettriche al mio inguine. Gli snodi che facevano muovere quello anale facevano il resto. Ora sì che mi sentivo ribollire come l’acqua nella pentola ! Avevo portato senza accorgermene le ginocchia verso il seno, e naturalmente senza accorgermene stavo rompendo il pannello semitrasparente del para-doccia laterale con la gamba destra relativamente prigioniera e la sinistra sporgente fuori dal tallone. Ondate di piacere ed esaltazione partivano dalla mia fica, che lasciava uscire fluidi liquidi che mi ricadevano verso l’ano irritandomi la pelle a contatto con il pavimento, e raggiungevano il cervello; stavo godendo: ondate continue finché dopo tanti respiri urlai letteralmente un…
“Sìiiiihhhhh ! Ahn ! Ahn ! …ohhhhhhh ! Ahnnn ! Ahn ! Ahn !...uhmmm, ohhhh, ohhh, ohh, oh…! Ahn !”
L’orgasmo toccò il culmine; poi ecco che la mia fica si raffreddò rapidamente, e pur reagendo piacevolmente a quell’intruso dentro di me, non mi stava più dando tutto quel piacere di pochi istanti prima…mi tolsi il dildo, che asportò anche qualche mio liquamino; uscì anche quello anale con mio grande piacere sul momento, poi distesi la gamba sinistra verso fuori, e la destra assunse una posizione piegata che non danneggiava più il pannello. Rimasi un paio di minuti a carezzare il pelo alla mia vulva bagnata, poi con un massaggino vidi se potevo avere ancora un altro po’ di piacere, pur non avendo certo voglia di penetrarmi di nuovo. Agendo sulle braccia mi rialzai e completai la doccia rilavandomi di nuovo. Mentre mi passavo il sapone mi feci pure delle prese di fica, ma ormai ero scarica e non avevo voglia di altro piacere. Non abbandonai il dildo a terra: lo lavai e una volta pulito me lo presi anche in bocca; dopo mezzo minuto smisi di fare il servizietto a quell’oggetto inanimato e mi feci risciacquare dall’erogazione automatica. Uscita dal cubicolo trovai un asciugamano di microfibra come quelli che avevo su Titano Uno e me lo avvolsi intorno per asciugarmi. Essendo stanca dalla doccia e dalla masturbazione mi distesi sul letto in attesa che tornasse la Terry con gli indumenti indossabili…dopo una decina di minuti ero già asciutta, però per una banalissima legge di natura avevo bagnato le lenzuola del letto. Pazienza ! – pensai – tanto si riasciugheranno: non ero molto bagnata. Mi tolsi l’asciugamano e rimasi nuda. Ne approfittai per guardarmi nello specchio lungo della Terry, vedendo il mio corpo adolescente che stava crescendo; i miei seni stavano su da soli e le natiche non avevano la benché minima cellulite. Certo, il pelo scuro cominciava ad essere lungo...-uhmmm – pensai: chissà se la Terry ha uno di quei trimmer elettrici. Girai meglio tra i cassetti e ne trovai uno; lo regolai a occhio, forse su 3 millimetri o erano frazioni di pollice ? Boh, intanto lo uso - mi dissi – poi guardo le istruzioni. Era wireless e sembrava funzionare. Piazzai un piede sopra il water con l’altro normale sul pavimento, poi accesi il trimmer dopo aver puntato il pettine lamellare sulla parte alta della mia fica…
“Zrrrrrrrrr, zrrrrrrrrr, zrrrrrr…”
Ci volle poco: in un minuto mi ero creato un prato di pelo nero abbastanza corto, ordinato, ed egualmente evidente sulla mia vulva. Uscii dal bagno per rimirarmi di nuovo allo specchio lungo, o meglio alto. Ora avevo un aspetto più ordinato, ed egualmente seducente; poi mi venne in mente che qualcosa bisognava decidere per le gambe, dato che l’assenza di gravità aveva stimolato la ricrescita dei peli; tuttavia per queste depilazioni avrei chiesto aiuto alla Terry…all’improvviso la Terry tornò, e dopo aver notato con disappunto che le avevo lasciato tutto un po’ disordinato in bagno, mi diede i vestiti senza dirmi una parola; ma che era contrariata dal disordine si vedeva…io intanto mi vestìi. Quando ebbi finito la Terry mi disse:
“Vieni con me ! Dobbiamo andare in infermeria dal dottor Vallefuentes; ci sta aspettando…”
“Perché ? “
“Non so; forse deve farti un vaccino o organizzarti degli esami…”
“Ma io sto bene …”
“Mah, i rumori che facevi quando sei venuta col dildo li ho sentiti da fuori il corridoio…ne hai di appetiti ! E dici che stai bene…urlavi come una macchina da sesso…ho dovuto faticare per allontanare chi voleva fermarsi ad approfondire…su basta, andiamo...che non ho tutta la giornata !”
La Terry, come fosse mia madre mi prese per mano, e mi portò quasi di forza in infermeria; lì era tutto in ordine, come se la parentesi zero-g non ci fosse stata…il rosso Enda, uno degli infermieri ci diede il benvenuto dicendo tra le altre cose:
“…prima è passato il commissario di bordo, e mi ha portato questa notifica arrivata via radiogramma spaziale dall’ammiragliato terrestre…la nostra Koona immagino sia diventata importante…prego tenente Terry, in vacanza del capitano, devo darlo a lei.”
Era chiaro che Enda lo aveva letto, dato che era piegato non chiuso; la Terry lo guardò di sghimbescio, poiché la notifica veniva fatta al capitano, ma evidentemente Paula Terry ufficiale in terza ne faceva le veci eccome…firmò lei lo scarico del messaggio sul retro; sul lato opposto del foglio c’era il messaggio vero e proprio…lo lesse senza tradire alcuna emozione com’era nel suo stile…si rivolse a me ignorando Enda che ci guardava compiaciuto…
“Proviene dall’ammiragliato terrestre…tuo padre o tua madre registrarono informaticamente la tua nascita per poi inviare il tutto via radio verso la Terra…allora, in breve: la municipalità di Minsk, città, Bielorussia, Eurasia, ti comunica che benché nata su Titano Uno, per fictio iuris, ossia finzione giuridica, risulti nata a Minsk, e per tanto hai il diritto e il correlativo dovere di avere un’identità civile…insomma adesso o fra poco, credo, che ti verrà innestato sottopelle, nel braccio destro, il microchip che ti accompagnerà tutta la vita permettendo a chi è autorizzato di procedere alla tua identificazione…foro competente per il cambio di nome se lo desideri presso il tribunale civile di Minsk.”
“Sì, ma adesso che farete ?”
“T’innesteranno il microchip sottopelle, è fatto di oro, non arrugginirà, stai tranquilla.”
“Ma…sarà doloroso ?”
“Proprio no.”
Intervenne Enda:
“Il dottor Vallefuentes è andato in sala trasmissione a ritirare la card con i tuoi dati amministrativi trasmessi dalla Terra; tornerà tra uno-due minuti…intanto vuoi scoprirti il braccio destro Koona ?”
Mi aprìi la lampo della fusciacca, e mi scoprìi tutta la scapola destra abbassando anche la manica; avendo dimenticato, o trascurato, d’indossare il reggiseno rimase ben scoperta anche la mia tetta destra; Enda fingeva che la cosa non lo eccitasse, ma aveva guardato eccome; la Terry era tesissima, dato che non gradiva comportamenti seduttivi, ed era pronta a fulminare Enda con occhiatacce. Lui senza venirne intimorito palpeggiava con il polpastrello il muscolo del mio braccio, e cercava d’individuare un’area di pelle adatta alla bisogna…trovatala la segnò con un pennarello…quindi mi disse di stendermi sulla barella, ed eseguìi; poi arrivò il dottor Vallefuentes quando mi ero distesa da pochi secondi…ed esordì dicendo:
“Ah bene Enda, l’ha già preparata vedo…allora procediamo, ci vorranno pochi minuti, il chip è quasi pronto per essere innestato…stai tranquilla Koona, non sentirai dolore…”
Enda si era allontanato dopo aver chiesto alla Terry di spostarsi, quindi era tornato con una pillola ed un po’ d’acqua…mi sollevai, bevvi il tutto ingoiando la pillola, poi Enda, un po’ a tradimento mi fece annusare un panno che, seppi poi essere del cloroformio; neanche il tempo di pensare una parolaccia e persi i sensi. Posso solo immaginare cosa successe: il dottore dopo avermi disinfettato il braccio, avvicinò la macchina automatica metti-chip, che dopo aver praticato un’incisione (mentre dormivo tramortita dal cloroformio) mi piazzò il microchip, che il dottore aveva sterilizzato di nuovo prima di mettermelo nel mio corpo. Tolta la macchinetta, mise due punti di sutura di sicurezza col filo chirurgico non essendosi mai fidato - seppi dopo – della cauterizzazione automatica della macchinetta metti-chip, e coprì tutto con un cerotto protettivo. Con un paio di schiaffetti, e la respirazione dapprima di sali, poi di ossigeno puro mi ridestarono, ed in pochi secondi riacquistai lucidità…il dottore chiese sorridendo:
“Tutto bene ragazza mia ?”
“Sì, direi di sì. Ma mi fa un po’ male…”
“Un paio di giorni dovrai sopportarlo, poi il dolore andrà via…Enda ! Tenente Terry ! Uscireste per cortesia, devo parlare con la paziente…da solo!”
I due uscirono senza discutere; Il dottore disse:
“Come ti senti ? Ti ha infastidito il cloroformio ?”
“Beh, a tradimento, non me l’aspettavo…cos’era quella pastiglia ? Serviva a prepararmi ?”
“No. Era un semplice antibiotico per prevenire le infezioni chirurgiche…”
“Il taglietto da 5 millimetri che ti ha fatto la metti-chip…ne dovrai prendere un’altra tra 24 ore, e poi un’altra ancora…solo tre, long-acting…senti adesso la Terry è uscita e puoi parlare…”
“…”
“…cosa è successo tra te e la tecnico Lund ?”
“N…ni…niente ! Abbiamo solo parlato. Mi ha parlato di una sua avventura al mare in Danimarca, vicino la sua scuola-collegio privata…”
“Non avrete mica litigato ? Magari una parola di troppo…cosa ti ha fatto ?!”
“Niente !”
“Niente ?”
“Niente, perché ?!”
“Beh, è venuta qui che aveva il naso rotto…per caso ti ha toccata un po’ troppo o in qualche posto, e tu, essendo immagino una etero, le hai tirato un pugno sul naso ?!”
“No, le sono finita con la testa sul suo naso durante lo zero-g. Lei era stesa sul letto, e io dovevo stendermi sopra di lei finché non tornava la gravità, ma mi sono data un troppo arbivio…”
“Abbrivio, volevi dire, abbrivio…insomma le sei finita sopra…e perché eri nella sua stanza, e non in quella che ti era stata assegnata ?”
“Ci ho fatto un po’ d’amicizia mentre faceva le pulizie, abbiamo parlato un paio di volte…io su Titano Uno non avevo amiche !”
“Comprensibile ! Solo che Solveig Lund non è il tipo di amica che ti serve, dammi retta ! Prima di prendere servizio sulle astrocargo ho fatto servizio nelle carceri; poi mi sono accorto che le astrocargo sono peggio delle carceri…ma questa è un’altra storia…Solveig è una donna, bella, ma esibizionista…ed è appassionata di sesso, quello duro e bisex !”
“Ma a me non…”
“Koona, parliamoci chiaro ragazza mia ! Credo sia giusto che tu esplori la tua sessualità, come è giusto che tu scopra come darti piacere se lo desideri…solo che dovresti calmarti un po’…ti andrebbe di assumere regolarmente dei farmaci ?”
“Che tipo ? Di quelli che castrano chimicamente i cattivi degli olo-muvj…?...no !”
“No, no. Macchè ! Non ti farei assumere ormoni per niente al mondo. Solo che dopo il prelievo che ti abbiamo fatto al tuo arrivo qui ho visto che il tuo ormone beta-estradiolo era alto. L’ho attribuito alla tensione che hai vissuto nella Pegaso e su Titano Uno…voglio vedere se con dei semplici regolatori dell’umore ti riesce di stare più calma…sei scombussolata dagli ultimi avvenimenti…ma nemmeno puoi stare senza far niente in questi mesi che ci separano dal ritorno a casa…devi però regolare l’umore…”
“Che farmaci ?”
“Dei regolatori ti dico. Se hai voglia di sesso, ed alla tua età è normale, o meglio abbastanza non insolito, proverai lo stesso il piacere che ami darti…solo che devi imparare a contare almeno fino a tre quando ti viene qualunque desiderio anche solo lievemente deviante…ma vorrei provare con l’equilibrio del litio.”
“Non mi faranno diventare vecchia o scema…?!”
“Figurati ! Sono dei semplici integratori di litio, un metallo che il nostro corpo abbisogna per non farsi prendere dalla lascivia o dalla depressione…falli un mese, e vediamo come va ! Magari dovrei prelevarti il sangue per un dosaggio ormonale, ma dato lo stress degli ultimi giorni avrai gli ormoni a mille…intanto facciamola stà cura e vediamo come va…ti sentirai meglio vedrai…”
Il dottor Vallefuentes digitò alcune parole sulla sua tastiera, poi aspettò che un blister venisse sputato da una macchina-armadio, di quelle che aveva anche la base di Titano Uno:
“Ecco, qui c’è la dose per 20 giorni: ne devi prendere una al risveglio la mattina, prima di colazione, ed un’altra il pomeriggio, verso le diciassette…tieni !”
“Devo proprio ?”
“Sì, ragazza mia. E ti ordino di trovarti qualcosa da fare a scadenze fisse; è importante…ah un’altra cosa: ho ordinato a Solveig Lund, che – mi dicono – hai già conosciuto piuttosto bene, forse troppo, ma nemmeno io lo voglio sapere…insomma…di lasciarti stare; tu in teoria nemmeno dovevi sapere che esistono droghe come il CPX…quella povera donna ha una personalità infelice, con una componente esibizionistica ed erotomane che viene fuori all’improvviso…”
Interruppi per chiedergli:
“Magari è un effetto laterale del CPX…”
“No ! Questo è il problema purtroppo: non è un effetto collaterale della dipendenza da CPX…è proprio lei così …”
Ingenuamente ripetei quello che mi aveva detto la Terry…
“Paula mi ha detto che sua madre l’ha buttata fuori di casa per aver sedotto il patrigno…allora è vero ?”
“Direi che la cosa non ci riguarda ragazza mia ! Ma non è un’amica adatta a te…se capita di vederla la saluti, ma non devi trattenerti con lei troppo a lungo, intesi ?!”
“Sì.”
“Davvero Koona ! Ordine del medico ! A Solveig le ho parlato io ! Stai tranquilla, nemmeno la Terry ti punirà ! E Adesso dimmi che farai questa cura ! Promettimelo !”
“Va bene ! Lo prometto !”
Quando terminai tre giorni dopo la terapia antibiotica la Terry pur di tenermi lontana da Solveig Lund aveva fatto diversi giri di intercom tra il personale femminile, finché non trovò una donna, più o meno della sua età, disposta ad ospitarmi, anche se nella zona meno nobile della nave: quella dei comuni e di qualche ufficiale loro capo ufficio. Mi aiutò a fare i miei pochi bagagli, quindi in mattinata stessa mi accompagnò dalla mia nuova, speravo, amica ?!?!


- continua -
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